Costruita tra il 1769 e il 1775 su progetto dell’architetto M. Promperg-Costa al suo interno custodisce tesori artistici di notevole valore: l’Altare Maggiore tardobarocco di Johann Müssack con dipinto di Antonio Zanchi; quello della Madonna del Carmine in legno scolpito, dipinto e dorato, attribuito al bellunese Antonio Lazzarini e quello della Madonna del Rosario, con il tabernacolo, attribuito alla scuola bellunese di Andrea Brustolon.
E ancora, gli affreschi di Franz Anton Zeiler e Giuseppe Ghedina, versatile artista ampezzano attivo nell’Ottocento tra Veneto e Friuli.
I Santi patroni di Cortina si festeggiano il 3 maggio, nonostante ci sia una profonda devozione per la Madonna della Difesa, festeggiata da istituzioni e uffici il 19 gennaio.
Il campanile di Cortina fu eretto da Silvestro Franceschi per sostituire la vecchia torre campanaria del 1590 ormai pericolante.
Costruito in Dolomia estratta in località Crepedel ad Acquabona, seguì l’idea dell’ingegnere viennese Hermann Bergmann, che disegnò un campanile in stile neogotico, né tirolese né cadorino.
Nel 1852 iniziò lo scavo delle fondamenta e nel 1858 suonarono per la prima volta le 6 campane, create ad Innsbruck dalla ditta tedesca Grassmajer.
Particolarità è che oggi risuonano le stesse campane originali del 1857, risparmiate durante la Grande Guerra, a differenza delle molte altre italiane fuse per creare cannoni
Nella frazione di Grava, è la chiesa più grande fra quelle dei Sestieri dopo la Basilica. Costituita da una sola navata, ha un unico altare dedicato alla Vergine, ma a colpire sono soprattutto le due sculture in legno dipinto di Corrado Pitscheider, poste ai lati: a destra S. Lucia sorregge un vassoio sul quale si trovano gli occhi strappati dal carnefice; a sinistra, S. Michele Arcangelo è raffigurato nell’atto di schiacciare un inquietante Demonio in catene.
Di proprietà della famiglia Costantini, la prima testimonianza scritta che la cita risale al 1396. All’interno si possono ammirare un altare ligneo del Settecento e, sulla parete del coro, un incantevole affresco di fine Trecento dove sono ritratti tre Santi: da destra San Bartolomeo, San Giuda Taddeo e San Mattia. Molti studiosi ritengono che le tre figure facessero parte di un affresco più ampio raffigurante i Dodici Apostoli.
Sorta per ringraziare la Vergine Maria che, come si narra, non esitò a “schierarsi” per fermare le truppe imperiali di Sigismondo di Lussemburgo a Cimabanche nel 1412. Da quest’episodio – spesso sovrapposto al leggendario intervento della Madonna contro i Goti molti secoli prima – nacquero il culto della Madonna della Difesa, festeggiato a Cortina ogni 19 gennaio, e appunto il Santuario della Madonna della Difesa, della seconda metà del Quattrocento.
Nel 1743 la chiesa fu ricostruita e fu consacrata solo diciotto anni dopo: un luogo che merita una visita, anche per il tesoro di dipinti, icone e magnifiche decorazioni custoditi all’interno.
Sul soffitto campeggia La Vergine Armata, un animato riquadro del Settecento raffigurante l’intervento della Vergine, armata di spada; sull’altare maggiore la meravigliosa statua lignea di fine Quattrocento dedicata alla Madonna.
Finita di edificare nel 1713, è ad unica navata e di chiaro gusto settecentesco. L’altare ligneo con colonne ornate da pampini e grappoli d’uva è del secolo XVII, uno degli ultimi esistenti a Cortina. Al suo interno una pala raffigurante S.Giuliana, S.Antonio da Padova e la Vergine col Bambino circondati da angeli e cherubini. S.Giuliana è raffigurata anche in una bella tela di scuola veneta, datata 1692 e posta sulla parete laterale destra, che presenta la santa come una ricca aristocratica, ornata dal diadema e da luccicanti orecchini.
Questa piccola cappella, chiamata anche Causa nostrae Letitiae, venne costruita nel 1931 dall’ing. Ermete Alessandrini di Milano nel parco della sua villa, ora demolita, posta alle pendici del Faloria. Originariamente la cappella era quindi di proprietà privata, ma nel 1939 fu ceduta alla parrocchia di Cortina.
Quello che la rende suggestiva è la sua posizione in un prato dove una fila di alberi porta ombra alla stradina che dalle case di Cojana sale dolcemente verso la cappella. All’interno si trova un bassorilievo della Madonna col Bambino di gusto neorinascimentale.
Eretta nella prima metà del Settecento come voto del villaggio ampezzano di Campo di Sopra contro gli incendi che l’avevano più volte distrutta, durante la Prima Guerra Mondiale fu nuovamente danneggiata da un disastroso incendio che colpì gran parte del villaggio: venne riedificata e riaperta al culto nel 1928.
È curioso notare che nella cappella di Campo non vi è alcuna immagine di S. Candido, mentre vi sono ben 4 immagini di S. Floriano, raffigurato come soldato romano e che, per aver subito il martirio per annegamento, viene venerato quale protettore degli incendi e delle inondazioni.
All’interno tre altari diversi fra loro con le figure di S. Floriano e la Sacra Famiglia, S. Giovanni Battista, S. Floriano e i Santi.
Nella parete sinistra si trova poi uno dei gioielli artistici di Cortina e della scultura lignea del primo Cinquecento: il Flügelaltar di S. Caterina, proveniente dall’omonima chiesa di Cortina, oggi scomparsa.
Consacrata nel 1604, subì lavori di ampliamento conclusi nel 1850.
La decorazione esterna e gran parte di quelle interne si devono ai fratelli Peskoller, appartenenti ad una famiglia di artisti della Val Badia.
La chiesa è arricchita da tre altari lignei: quello maggiore, con la pala della “Deposizione” di Giovanni Maria Ghedini; quello di destra di “Mistro Marchio Mayer” che dipinse anche la pala delle Anime Purganti collocata in controfaccia ma che faceva originariamente parte di questo altare. Al suo posto si trova ora la tela della Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano, voluta dalla comunità di Zuel all’epoca dell’epidemia di peste del XVII secolo. Il terzo altare accoglie il “Cristo de Zuel”, crocifisso rinvenuto nell’estate del 1695 tra lo strame di una stalla di Zuel.
Costruita a Col nel 1671 ma riedificata nel 1839, ha un altare ligneo con una tela raffigurante S. Andrea tra i Santi Silvestri I Papa e Antonio da Padova raccolti alla presenza della Madonna col Bambino.
Sul soffitto un affresco raffigurante il martirio di Sant’Andrea, realizzato dall’ampezzano Dino Degasper nel 1934.
Eretta nel settecento e dedicata alla Beata Vergine della Salute, ricorda un miracolo avvenuto in questa zona di un bimbo paralitico guarito dall’apparizione della Madonna.
In facciata, una lunetta di Giuseppe Ghedina raffigurante le Anime Purganti e la Madonna col Bambino. All’interno due dipinti raffiguranti San Francesco e la Madonna di Trens e due affreschi di Alvise Zorzi da Venezia.
Terminata nel 1791, venne presto ricostruita dalle ceneri di un incendio che l’aveva distrutta insieme all’intero villaggio di Chiave.
L’altare maggiore, databile al XVII secolo, ospita la pala di S.Antonio del cortinese Giuseppe Lacedelli e una dolcissima tela della Madonna col Bambino. In controfacciata una tela settecentesca con S. Giovanni che scrive il Vangelo. Nella navata il pregevole altare in legno lavorato con statue della Madonna, S. Francesco, S. Giovanni Battista, altri Santi.
Le vicende dell’elegante cappella di Majon sono legate a quelle della famiglia de Zanna: essa sorge infatti a ridosso di una delle torri perimetrali del castello che Giovanni Maria de Zanna tentò di erigere a partire dal 1700. Ricordiamo infatti che nel 1692 questo condottiero cortinese era stato insignito dall’Imperatore d’Austria del titolo di “Nobile di Ss. Trinità e Pietra Reale”: da qui deriva quindi la dedicazione della cappella di famiglia.
Da notare all’interno una pala devozionale che presenta la Madonna col Bambino tra i Santi Domenico e S. Antonio da Padova, i coniugi de Zanna in abiti settecenteschi con i loro figli, alcuni raffigurati come viventi e altri come defunti.
Nel 1958 i coniugi Andreis di Trento, che gestivano l’albergo al Passo Falzarego, promossero l’edificazione di una bianca e semplice chiesetta dal tetto a capanna.
L’interno è arricchito dall’affresco della Visitazione di Maria ad Elisabetta di Vittorio Casetti.
A destra del piazzale del Sacrario Militare di Pocol, sorge la suggestiva chiesetta costruita nel 1916 dagli alpini del 5° Gruppo quale cappella del cimitero di guerra che un tempo esisteva nello stesso luogo ed era denominato “Alle Aquile delle Tofane”.
La gradinata di accesso, scavata nella roccia, è fiancheggiata dalle tavole in bronzo della Via Crucis di Giannino Castiglioni.
Inaugurata il 3 settembre 2000, nell’anno del grande Giubileo, è una caratteristica struttura in legno con una suggestiva collocazione lungo il passo Falzarego, ben inserita nell’ambiente montano.
Venne realizzata per iniziativa dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA) – Gruppo di Cortina d’Ampezzo, per dedicarla a tutti i soldati d’Europa caduti durante le ultime guerre.
Titolare della chiesetta è la Madonna delle Tofane: una statua dell’Addolorata ricorda come il dolore che la Madonna profuse ai piedi della croce sul corpo martoriato del figlio si estende a tutti i caduti sotto la violenza della storia.
Eretta nel 1226 sul confine nord del territorio d’Ampezzo dove sorgeva fin dal XI secolo un ospizio per la sosta dei viandanti, i pellegrini e coloro che percorrevano questa importante strada trasportando le merci da Venezia alla Germania e viceversa. Non è privo di significato il fatto che la chiesetta sia stata dedicata a San Nicolò, venerato nell’area alpina quale protettore dei viandanti.
A seguito delle riforme giuseppine del 1781 e la I Guerra Mondiale, la chiesa venne spogliata e saccheggiata con la conseguente scomparsa di molti arredi. Sulle pareti intonacate della navata sono leggibili numerose iscrizioni a pennello ocra che riportano acrostici, monogrammi, croci a doppia traversa e datazioni tardo cinquecentesche. Tre riquadri incompleti ma ancora leggibili riportano un ciclo di affreschi di un pittore locale.
Sulle vele ci sono gli stemmi della Regola Alta di Lareto e del Capitano del castello di Botestagno che nel 1572 si incaricò dell’ampliamento della chiesa. Sull’unico altare rimasto si trova oggi una pala di scuola tedesca del XVI secolo.
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