Intitolato al ricercatore ampezzano Rinaldo Zardini, il museo presenta una preziosa raccolta di fossili del Triassico ritrovati nel territorio di Cortina d’Ampezzo, una delle più consistenti raccolte oggi esistenti.
II museo racconta la straordinaria avventura della vita nei mari tropicali da cui sono nate le Dolomiti.
Megalodonti, gusci di invertebrati marini, coralli, spugne e fossili d’innumerevoli animali sono la testimonianza concreta di un’epoca lontanissima in cui sul territorio di Cortina si estendeva un’immensa distesa di acqua marina.
I reperti, provenienti tutti dall’area dolomitica, raccontano l’evoluzione geologica della valle ampezzana, 200 milioni di anni racchiusi nelle tracce della terra, ed è arricchito da una sezione dedicata alla botanica.
Intitolato al ricercatore ampezzano Rinaldo Zardini, il museo presenta una preziosa raccolta di fossili del Triassico ritrovati nel territorio di Cortina d’Ampezzo, una delle più consistenti raccolte oggi esistenti.
II museo racconta la straordinaria avventura della vita nei mari tropicali da cui sono nate le Dolomiti.
Megalodonti, gusci di invertebrati marini, coralli, spugne e fossili d’innumerevoli animali sono la testimonianza concreta di un’epoca lontanissima in cui sul territorio di Cortina si estendeva un’immensa distesa di acqua marina.
I reperti, provenienti tutti dall’area dolomitica, raccontano l’evoluzione geologica della valle ampezzana, 200 milioni di anni racchiusi nelle tracce della terra, ed è arricchito da una sezione dedicata alla botanica.
Intitolato al ricercatore ampezzano Rinaldo Zardini, il museo presenta una preziosa raccolta di fossili del Triassico ritrovati nel territorio di Cortina d’Ampezzo, una delle più consistenti raccolte oggi esistenti.
II museo racconta la straordinaria avventura della vita nei mari tropicali da cui sono nate le Dolomiti.
Megalodonti, gusci di invertebrati marini, coralli, spugne e fossili d’innumerevoli animali sono la testimonianza concreta di un’epoca lontanissima in cui sul territorio di Cortina si estendeva un’immensa distesa di acqua marina.
I reperti, provenienti tutti dall’area dolomitica, raccontano l’evoluzione geologica della valle ampezzana, 200 milioni di anni racchiusi nelle tracce della terra, ed è arricchito da una sezione dedicata alla botanica.
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